lunedì 13 luglio 2015

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Poiché sono atea, non credo che la tua anima sia volata in qualche posto meraviglioso dove gli uomini buoni aspettano di riabbracciare, un giorno, le bambine che li hanno amati tanto. Né credo che tu mi veda, mi sia vicino, vegli su di me come allora.

Credo invece che tu sia molto più presente di così. Sei nei miei occhi, nel mio viso che ti assomiglia, nelle mie mani inadatte a una donna: “il suo dito fa ombra”, diceva un terrorizzato spasimante di tua figlia cui avevi indicato la porta, e infatti guardale qui, queste mani troppo grandi, non belle, non delicate. Ma hanno fatto grandi cose, queste mani, cercando di imitare le tue: le stringo insieme e stringo ancora te.

E di più. Il corpo umano è fatto per la maggior parte d’acqua: così tu sei ovunque. Una tua lacrima, il tuo sangue, il sudore della tua fronte. Tornato alla terra che amavi, qualcosa di te è salito davvero in cielo; qualcosa di te è caduto ancora dal cielo, qualcosa di te, in tutti questi anni, è tornato a essere acqua.

Mi sono immersa ieri nel mare cristallino, cercandoti, trovandoti: il tuo abbraccio forte era dappertutto.



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